FILIERA AGROALIMENTARE
VERDETTO: in quanto sistema economico complesso e ramificato che perpetua e massimizza lo sfruttamento animale a fini di profitto, ignorando sistematicamente la biodignità animale e le conseguenze etiche, ambientali e sociali delle proprie azioni, si rende colpevole di:
- Negare in modo strutturale agli animali la soggettività, la dignità, e i diritti fondamentali, considerandoli semplici fattori di produzione e merci da valorizzare economicamente.
- Legittimare e normalizzare lo sfruttamento animale a livello sistemico, attraverso accordi commerciali, logiche di mercato speciste, e pratiche di filiera che banalizzano la sofferenza animale.
- Alimentare lo specismo a tutti i livelli della società, dalla produzione al consumo, diffondendo valori e modelli economici che ignorano l'etica e la biodignità animale in nome del profitto.
- Ostacolare in modo pervasivo il veganismo e la transizione verso un sistema economico e alimentare etico e sostenibile, esercitando un potere economico e politico enorme per mantenere lo status quo specista.
- Danneggiare in modo gravissimo e sistematico l'economia globale, la società umana, e il pianeta nel suo complesso, con conseguenze disastrose e multiformi.
AGGRAVANTE: natura sistemica, globale, e pervasiva della filiera agroalimentare specista contemporanea, manifestata attraverso:
- Interconnessione e interdipendenza dei diversi settori e anelli della filiera agroalimentare (allevamento, trasformazione, distribuzione, marketing, ristorazione, ecc.), che creano un sistema complesso e difficilmente scardinabile. La zootecnia è il primo anello di questa catena sistemica, e senza zootecnia la filiera non esisterebbe.
- Logiche di mercato globale e di massimizzazione del profitto che guidano le scelte e le azioni di tutti gli attori della filiera, dalla grande industria alimentare al piccolo commerciante, in un contesto di competizione spietata e di deregulation etica e ambientale. La zootecnia opera in questo mercato globale, contribuendo alla globalizzazione dello sfruttamento animale.
- Utilizzo di strategie di marketing e comunicazione sofisticate e ingannevoli per indurre i consumatori all'acquisto di prodotti specisti, nascondendo la realtà cruenta della produzione e manipolando le percezioni e i desideri dei consumatori. I prodotti di zootecnia sono protagonisti di questa campagna pervasiva e ingannevole.
- Opacità e mancanza di trasparenza della filiera agroalimentare, che rende difficile tracciare l'origine e le modalità di produzione dei prodotti animali, e che protegge le aziende speciste da controlli efficaci e da sanzioni adeguate. La zootecnia si nasconde dietro questa opacità sistemica per sfuggire ai controlli e alle sanzioni.
- Potere economico e politico immenso della filiera agroalimentare, che le permette di esercitare forti pressioni sulle istituzioni, di influenzare le politiche pubbliche, di orientare l'informazione, e di condizionare la cultura sociale in direzione specista e a proprio vantaggio.
MOTIVAZIONI:
- MALTRATTAMENTO GENERALIZZATO DEGLI ANIMALI ALLEVATI, in quanto impone a miliardi di animali condizioni di vita incompatibili con la loro natura e i loro bisogni, dalla nascita fino alla morte, in un continuum di privazioni, sofferenze e stress che ne compromette irrimediabilmente il benessere fisico e psichico. Allevamenti intensivi come lager sovraffollati, trasporti massacranti senza rispetto per le esigenze degli animali, macellazioni standardizzate e spesso brutali, mancanza di controlli efficaci e di sanzioni adeguate per chi viola le (già inadeguate) norme sul benessere animale: questi sono solo alcuni degli aspetti di un maltrattamento generalizzato e endemico che caratterizza l'intera filiera, dalla produzione primaria alla distribuzione finale.
- SEVIZIE E ATROCITÀ NEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI, in quanto pratiche crudeli e violente come mutilazioni senza anestesia, separazione brutale dai piccoli, manipolazioni genetiche spinte, utilizzo massiccio di farmaci e antibiotici, privazione di cure veterinarie adeguate sono sistematicamente utilizzate negli allevamenti intensivi per massimizzare la produttività e ridurre i costi, a totale disprezzo della sofferenza animale. Questi atti di sevizie e atrocità, spesso nascosti e taciuti, rappresentano crimini gravissimi contro la sensibilità e la dignità degli animali, e rivelano la natura intrinsecamente violenta e disumana di un sistema produttivo che antepone il profitto a qualsiasi valore etico.
- VIOLAZIONE SISTEMATICA DELLA BIODIGNITÀ ANIMALE, in quanto nega in radice i diritti fondamentali degli animali alla vita, alla libertà, all'integrità fisica e psichica, e al rispetto della loro individualità e senzienza, riducendoli a meri "numeri" in statistiche produttive, "unità" di calcolo economico, "oggetti" di proprietà umana privi di qualsiasi valore intrinseco. La logica stessa della filiera agroalimentare, basata sullo sfruttamento sistematico e sulla mercificazione degli animali, è una violazione radicale della biodignità, un atto di superbia specista che si arroga il diritto di disporre della vita e del corpo di altri esseri senzienti per meri interessi economici e di consumo.
- RIDUZIONE DEGLI ANIMALI A PURE UNITÀ PRODUTTIVE, in quanto trasforma gli animali in semplici "macchine" biologiche destinate esclusivamente alla produzione di carne, latte, uova e altri "prodotti" di origine animale, privandoli di ogni soggettività, individualità e valore intrinseco. Allevamenti intensivi organizzati come vere e proprie "fabbriche di animali", selezione genetica spinta per massimizzare la produttività a scapito del benessere, pratiche di "razionalizzazione" e "ottimizzazione" che ignorano completamente le esigenze etologiche e affettive degli animali: questi sono solo alcuni degli aspetti di una reificazione estrema che annienta la soggettività animale e la riduce a pura funzione economica.
- CREAZIONE DI UN MERCATO GLOBALE DELLA SOFFERENZA ANIMALE, in quanto organizza, gestisce e promuove su scala italiana un sistema di produzione e consumo di alimenti di origine animale che si basa sulla sofferenza e sulla morte di miliardi di individui, alimentando un mercato globale dove gli animali sono merce di scambio e di profitto, e la loro sofferenza è "esternalizzata" e resa invisibile agli occhi dei consumatori. Catene di approvvigionamento globalizzate che trasportano animali e "prodotti animali" in tutto il mondo, campagne di marketing ingannevoli che nascondono la realtà dello sfruttamento, lobbying aggressivo per mantenere in vita un sistema insostenibile e crudele, creazione di "bisogni indotti" e di "miti alimentari" che alimentano il consumo di prodotti animali: questi sono solo alcuni degli aspetti di un mercato globale della sofferenza animale che profitta della violenza e della crudeltà e che ostacola la transizione verso un futuro più etico e sostenibile.