CULTURA

VERDETTO: in quanto sistema di valori, credenze e pratiche sociali che veicola e riproduce lo specismo, si rende colpevole di:

  • diffusione di stereotipi specisti e antropocentrici sugli animali
  • legittimazione culturale dello sfruttamento animale (tradizioni, spettacolo, consumo, etc.)
  • mancanza di rappresentazione adeguata della sensibilità e biodignità animale nei media e nell'intrattenimento
  • difetto di educazione etica al rispetto per gli animali e alla non-violenza specista
  • promozione di una visione antropocentrica e dominatrice del rapporto uomo-animale

 

MOTIVAZIONI:

  • DIFFUSIONE DI STEREOTIPI SPECISTI E ANTROPOCENTRICI SUGLI ANIMALI: La cultura dominante diffonde incessantemente stereotipi specisti e antropocentrici sugli animali, deumanizzandoli, oggettificandoli e riducendoli a caricature prive di individualità e dignità. Stereotipi come "gli animali sono solo istinto", "gli animali non pensano", "gli animali non soffrono come noi", "gli animali sono inferiori", "gli animali sono fatti per essere mangiati", "gli animali sono solo macchine biologiche", vengono ripetuti e interiorizzati fin dalla più tenera età, attraverso libri per bambini, cartoni animati, film, pubblicità, linguaggio comune, tradizioni culturali e religiose, creando un immaginario collettivo profondamente specista che legittima lo sfruttamento animale e ostacola l'empatia e il rispetto verso le altre specie. Questa diffusione capillare di stereotipi specisti e antropocentrici è una forma di violenza culturale che mina le basi stesse della giustizia animale.

  • LEGITTIMAZIONE CULTURALE DELLO SFRUTTAMENTO ANIMALE (TRADIZIONI, SPETTACOLO, CONSUMO, ETC.): La cultura dominante legittima in modo sistematico lo sfruttamento animale attraverso tradizioni culturali radicate, pratiche di intrattenimento speciste, e modelli di consumo basati sullo sfruttamento animale. Tradizioni come la caccia, la pesca, il palio, le sagre di paese a base di carne, vengono presentate come "folklore", "identità culturale", "valori da preservare", mascherando la crudeltà e la violenza che le caratterizzano e normalizzando lo sfruttamento animale come parte integrante della "cultura". Lo spettacolo e l'intrattenimento specisti, come circhi con animali, zoo, acquari, delfinari, rodei, corse di cavalli, banalizzano la sofferenza animale e riducono gli animali a "attrazioni" o "merci" da sfruttare per il divertimento umano, ignorando i loro bisogni etologici e il loro diritto alla libertà e alla dignità. Il consumo di prodotti animali viene culturalmente promosso e incentivato, attraverso modelli alimentari specisti, pubblicità ingannevoli, ricette tradizionali a base di carne e derivati animali, rendendo "normale" e "naturale" ciò che è in realtà un atto di violenza e sfruttamento verso gli animali. Questa legittimazione culturale dello sfruttamento animale è una forma di violenza simbolica che perpetua lo specismo e ostacola il cambiamento etico.

  • MANCANZA DI RAPPRESENTAZIONE ADEGUATA DELLA SENSIBILITÀ E BIODIGNITÀ ANIMALE NEI MEDIA E NELL'INTRATTENIMENTO: La cultura dominante omette di rappresentare in modo adeguato la sensibilità e la biodignità animale nei media e nell'intrattenimento, privando gli animali di "voce" e di "visibilità" etica e contribuendo alla loro invisibilizzazione e marginalizzazione sociale. I media tendono a rappresentare gli animali in modo stereotipato, superficiale, antropomorfizzato o caricaturale, raramente dando spazio alle loro reali esigenze, alle loro emozioni, alla loro soggettività, alla loro dignità intrinseca. L'intrattenimento specista, dai cartoni animati ai film, dai videogiochi agli spettacoli circensi, utilizza gli animali come "oggetti di scena", "personaggi stereotipati", "fonti di divertimento a basso costo", raramente rappresentandoli come esseri senzienti e meritevoli di rispetto. Questa mancanza di rappresentazione adeguata è una forma di violenza simbolica che mina la percezione sociale della senzienza e della dignità animale e ostacola la diffusione di una cultura antispecista.

  • DIFETTO DI EDUCAZIONE ETICA AL RISPETTO PER GLI ANIMALI E ALLA NON-VIOLENZA SPECISTA: La cultura dominante presenta un grave difetto di educazione etica al rispetto per gli animali e alla non-violenza specista, perpetuando l'ignoranza e l'indifferenza verso la questione animale e ostacolando lo sviluppo di una coscienza etica antispecista nelle nuove generazioni. Il sistema educativo, dalla scuola dell'infanzia all'università, raramente include programmi e iniziative specifiche per l'educazione al rispetto per gli animali, omettendo di fornire informazioni adeguate sulla senzienza animale, sullo sfruttamento animale, sulle alternative etiche e sostenibili, sui principi della giustizia animale. La famiglia, spesso improntata a valori e abitudini speciste, raramente trasmette ai bambini un'etica del rispetto per gli animali, normalizzando il consumo di carne e derivati animali, le tradizioni speciste, lo sfruttamento animale come "dato di fatto" inevitabile. Questa mancanza di educazione etica è una forma di violenza omissiva che condanna le future generazioni a perpetuare lo specismo e impedisce la costruzione di una società più giusta e compassionevole verso gli animali.

  • PROMOZIONE DI UNA VISIONE ANTROPOCENTRICA E DOMINATRICE DEL RAPPORTO UOMO-ANIMALE: La cultura dominante promuove una visione antropocentrica e dominatrice del rapporto uomo-animale, considerando l'uomo come "essere superiore" e "padrone" della natura e degli animali, legittimando lo sfruttamento animale come "diritto" umano e "necessità" ineludibile. Questa visione antropocentrica si manifesta in molteplici forme culturali, dal linguaggio comune che utilizza espressioni speciste e discriminatorie verso gli animali, alle rappresentazioni religiose e filosofiche che pongono l'uomo al vertice della creazione e gli animali al suo servizio, alle narrazioni letterarie e cinematografiche che celebrano la "superiorità" umana e la "subordinazione" animale, alle pratiche sociali che riducono gli animali a "risorse" o "merci" a disposizione dell'uomo. Questa promozione di una visione antropocentrica e dominatrice è una forma di violenza ideologica che legittima lo specismo e impedisce la costruzione di un rapporto uomo-animale basato sul rispetto, sulla reciprocità, e sulla giustizia interspecie.